
Pubblichiamo la rendicontazione 8‰ 2024, secondo le norme della CEI.
Questa non è il bilancio diocesano, il quale si avvale di tutte le raccolte, le offerte, le spese e gli immobili da manutenere e tutto il lavoro dell’Ufficio Beni Culturali per conservare gli Edifici di Culto e gli Oratori e altri immobili ad uso pastorale; non prevede tutte le spese e gli introiti Caritas elargiti per tutta la Diocesi e le singole persone. Tantomeno la Fondazione Santi Simplicio e Antonio che devolve 1.000.000 di euro circa di crediti a tasso controllato per coloro che versano in cattive acque economiche o sono a rischio usura.
Questa rendicontazione si propone di mettere in luce come vengono spesi i soldi dell’ottopermille che le diocesi ricevono dai contribuenti attraverso lo Stato Italiano, nel caso specifico, appunto dell’Italia.
Troverete due grandi delta della distribuzione: il Culto e la Carità. Possiamo tradurli così: l’azione pastorale della Chiesa e l’azione caritativa di Essa.
Nell’azione pastorale sono compresi i dipendenti, gli uffici che sostengono le missioni, i giovani, i matrimoni, gli insegnanti IRC ecc. Non i sacerdoti, che non dipendono dalla quota otto per mille diocesana.
Nella pagina carità: aiuti singoli, pagamento spese per le quattro cittadelle, pagamenti di urgenze nei confronti di singoli.
Non vedrete i singoli interventi Caritas delle 54 parrocchie, perché i fedeli cristiani hanno anche le singole Caritas che provvedono ad auto sovvenzionarsi. Neanche le offerte che inviamo alla Terra Santa, Missioni, Carità estera, perché sono apposte nel Bilancio delle singole parrocchie.
La CEI, concluso l’esercizio dell’anno precedente, chiede la pubblicazione delle spese che riguardano questo flusso. Nella nostra Diocesi sono ca 500.000 euro per il culto e 500.000 euro per la Carità. Ripartite come vedete nei prospetti.
Chi riceve l’ottopermille in Italia?
• lo Stato.
• la Chiesa cattolica, in virtù dell’accordo di revisione del Concordato lateranense del 1984[5] concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse.
• la Chiesa valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi[6] Con la Legge 8 giugno 2009, n. 68 concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse dal 2010
• l’Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno[7] concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse.
• le Assemblee di Dio in Italia (Pentecostali)[8] concorre alla ripartizione soltanto per le quote espresse, mentre rinuncia a favore dello stato per la parte di quote non espresse.
• l’Unione delle comunità ebraiche italiane[9] concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse.
• la Chiesa evangelica luterana in Italia[10]concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse.
• l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, che pur avendo stipulato un’intesa con lo Stato,[11] ha rifiutato di ricevere fondi per l’otto per mille fino al 2012. Con la legge 12 marzo 2012 n. 34[12] concorre alla ripartizione anche per le quote non espresse dal 2013.
• la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale[13]concorre alla ripartizione dal 2013 anche per le quote non espresse.
• la Chiesa apostolica in Italia(pentecostali)[14] concorre alla ripartizione dal 2013 soltanto per le quote espresse, mentre rinuncia a favore dello stato per la parte di quote non espresse.
• l’Unione buddhista italiana[15] concorre alla ripartizione, anche per le quote non espresse, a seguito dell’entrata in vigore della legge 31 dicembre 2012, n. 245[16]dal 2014.
• l’Unione induista italiana[17] concorre alla ripartizione, anche per le quote non espresse, a seguito dell’entrata in vigore della legge 31 dicembre 2012, n. 246[18]dal 2014.
• Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai[19], concorre alla ripartizione[20][21], anche per le quote non espresse, a seguito dell’entrata in vigore della legge 28 giugno 2016, n. 130, dal 2017.[22]
• Associazione Chiesa d’Inghilterra(conclusa il 30 luglio 2019, ratificata con Legge 29 dicembre 2021, n. 240)[23]
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